ARTICOLO

rsv nei bambini: un'infezione da non sottovalutare

23 Novembre 2023

Non è sempre facile riuscire a distinguere nelle prime fasi se un bambino è affetto da una semplice influenza o da RSV, il virus respiratorio sinciziale. Quest’ultimo è una causa comune di patologia respiratoria, che inizialmente può presentare sintomi lievi, del tutto simili a quelli dell’influenza.1

Virus respiratorio sinciziale (RSV) e influenza: quali sono le differenze?

L’RSV o VRS è molto diffuso e contagioso, e come l’influenza può causare delle epidemie annuali.2 Solitamente l’infezione compare con la manifestazione di sintomi nelle alte vie respiratorie, ma in alcune categorie come i bambini con meno di 3 anni, può estendersi verso le vie aeree inferiori e causare tosse e respiro sibilante.2 In altri casi l’infezione potrebbe progredire fino a diventare una polmonite o una malattia respiratoria come la bronchiolite, e può anche richiedere l’ospedalizzazione.2
 
I casi più gravi si manifestano proprio con la coinfezione di virus influenzale e RSV.3

RSV: diffusione, trasmissibilità, stagionalità
 
L’RSV o VRS si può trasmettere per contatto ravvicinato con persone infette o con superfici contaminate. In particolare, le particelle di RSV riescono a sopravvivere sulle superfici molto a lungo: circa 30 minuti sulla pelle, 2 ore sui tessuti e 7 ore sui mobili.4
 
Chi viene infettato dall’RSV resta contagioso per circa 3-8 giorni, ma può diventarlo già 1-2 giorni prima di iniziare a mostrare sintomi. Alcune categorie di persone, come i neonati o chi possiede un sistema immunitario indebolito, possono continuare a diffonderlo anche per 4 settimane dopo aver smesso di manifestarne i segni.5
I bambini in particolare sono spesso esposti a RSV nei contesti che frequentano fuori casa, asilo nido o scuola, e se infetti possono poi trasmettere il virus agli altri membri della famiglia.5
 
Il periodo di maggiore contagiosità del virus si colloca tra novembre e aprile, ma trova il suo picco nei mesi di gennaio, febbraio e marzo.2 La patologia presenta però un elemento di spiccata imprevedibilità che porta la stagionalità a cambiare di anno in anno a seconda dell’area geografica e in maniera consistente, a volte slittando persino di 1 mese.4

RSV: sintomi
 
L’infezione da RSV può non essere grave all’inizio, tuttavia potrebbe diventare più critica con il passare dei giorni.6 I primi sintomi mostrati includono:
 
• rinorrea6 (naso che cola)
• mancanza di appetito6
• tosse, che può progredire in respiro sibilante e difficoltà a respirare6
 
I bambini che vengono infettati dal virus mostrano quasi sempre i sintomi, a differenza degli adulti che a volte possono contrarre una forma asintomatica.6 
 
I sintomi possono variare da bambino a bambino. Nei neonati e nei bambini molto piccoli (sotto i 6 mesi di vita) possono includere:6
 
• irritabilità6
• attività diminuita6
• apnea 6 (pausa nel respiro di più di 10 secondi)
 
La febbre potrebbe non verificarsi sempre nelle infezioni da RSV.6

Complicazioni delle infezioni da RSV: polmonite e bronchiolite
 
Praticamente tutti i bambini contraggono un’infezione da RSV durante i loro primi 2 anni di vita.6 L’infezione può evolvere in patologie più severe:
 
• bronchiolite (infiammazione delle piccole vie aeree del polmone)6
• polmonite (infezione dei polmoni)6  

La bronchiolite è un'infezione virale acuta che inizia generalmente con una lieve febbre con rinite, successivamente potrebbe verificarsi la comparsa di tosse insistente e difficoltà respiratoria.7 Nei casi più gravi, specialmente nei neonati sotto i sei mesi di vita, può essere necessario il ricovero.7
 
La polmonite è un processo infiammatorio che può riguardare uno o entrambi i polmoni. Può manifestarsi con sintomi come febbre, tachipnea (aumento della frequenza degli atti respiratori), difficoltà respiratorie, tosse, respiro sibilante e dolore toracico.8 Anche in questo caso, in presenza di sintomi più gravi (come saturazione di ossigeno inferiore al 92% o fattori di rischio preesistenti) potrebbe rendersi necessario il ricovero.8

"L’RSV può evolvere in patologie più severe come la bronchiolite, un’infezione delle piccole vie aeree del polmone." 6 

Inoltre i bambini possono essere reinfettati dall’RSV, in quanto una prima infezione non li rende completamente immuni, anche se le successive infezioni sono più lievi della prima.2
 
Perchè i neonati e i bambini piccoli sono più a rischio di bronchiolite causata da RSV
 
I bambini sono maggiormente suscettibili all’RSV per via della loro difficoltà nel creare autonomamente anticorpi e perché le loro vie aeree sono particolarmente vulnerabili a infiammazione e ostruzione.4 Per questo motivo si stima che ogni anno negli Stati Uniti vengano ricoverati dai 58.000 agli 80.000 bambini sotto i 5 anni a causa del virus respiratorio sinciziale.6
 
I bambini che corrono un rischio di malattia grave da RSV fanno parte delle seguenti categorie:6
 
• neonati prematuri6
• neonati fino a 12 mesi, in particolare quelli più piccoli di 6 mesi6
• bambini di età inferiore ai 2 anni con malattia polmonare cronica o malattia cardiaca congenita6
• bambini con sistema immunitario indebolito6
• bambini che soffrono di disturbi neuromuscolari, come difficoltà a deglutire o a eliminare le secrezioni di muco. 6
 
RSV: prevenzione e ruolo dei genitori
Valgono le stesse misure preventive che solitamente si raccomandano per limitare la diffusione degli altri virus respiratori:
 
• lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi. I genitori dovrebbero aiutare i bambini più piccoli in questa operazione. Nel caso in cui non fossero disponibili acqua e sapone, utilizzare un disinfettante a base alcolica6

• evitare di toccare il viso prima di lavarsi le mani. I germi si diffondono attraverso occhi, naso e bocca proprio in questo modo6

• evitare il contatto con persone malate: in caso di sintomi simili a quelli dell'influenza, evitare baci o condivisione di posate6
coprirsi quando si starnutisce o si tossisce6

• pulire sistematicamente le superfici che vengono toccate con frequenza.6
 
Per proteggere i bambini più fragili è importante che gli adulti che vi entrano in contatto si lavino sempre le mani con acqua e sapone prima di avere contatti. Inoltre, diviene importante tenere il bambino lontano dal fumo e dalle aree affollate, i centri commerciali per esempio. Una valutazione con il pediatra aiuterà nella scelta di inserire o meno i bambini più fragili al nido nel periodo epidemico.2
 

Bibliografia
1. Center for Disease Control and Prevention. Respiratory Syncytial Virus Infection (RSV). Disponibile al sito: https://www.cdc.gov/rsv/index.html [Ultimo accesso: 25/10/2023]
 
2. Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Virus Respiratorio Sinciziale (VRS). Disponibile al sito: https://www.ospedalebambinogesu.it/virus-respiratorio-sinciziale-vrs--134145/ [Ultimo accesso: 25/10/2023]
 
3. Fondazione Umberto Veronesi. Virus influenzale e RSV nei bambini, l’aumento dei casi continua. Disponibile al sito: https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/pediatria/virus-influenzale-e-rsv-nei-bambini-laumento-dei-casi-continua [Ultimo accesso: 25/10/2023]
 
4. Uncover RSV, a viral respiratory threat, RSV uncovered, Disponibile al sito: https://www.rsvuncovered.com/ [Ultimo accesso: 25/10/2023]
 
5. Center for Disease Control and Prevention. RSV Transmission. Disponibile al sito: https://www.cdc.gov/rsv/about/transmission.html [Ultimo accesso: 25/10/2023]
 
6. Center for Disease Control and Prevention. RSV in Infants and Young Children. Disponibile al sito: https://www.cdc.gov/rsv/high-risk/infants-young-children.html [Ultimo accesso: 25/10/2023]
 
7. Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Bronchiolite: sintomi, diagnosi, trattamento. Disponibile al sito: https://www.ospedalebambinogesu.it/bronchiolite-sintomi-diagnosi-trattamento-79960/ [Ultimo accesso: 25/10/2023]
 
8. Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Polmonite. Disponibile al sito: https://www.ospedalebambinogesu.it/polmonite-80302/ [Ultimo accesso: 25/10/2023]


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La polmonite è un’infezione molto diffusa1, soprattutto in ambito ospedaliero

16 Febbraio 2021
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La polmonite è un’infezione molto diffusa1, soprattutto in ambito ospedaliero1 e per quanto riguarda alcune categorie di persone particolarmente a rischio, come gli anziani over 65.

Nell'anziano lo pneumococco è il patogeno maggiormente associato allo sviluppo di polmonite, la quale può essere anche la conseguenza di una coinfezione o la complicanza di una malattia preesistente. 

I rischi maggiori, ai quali l’anziano può andare incontro, possono essere correlati sia alla difficoltà e complessità diagnostica della patologia in età avanzata, sia alla presenza di diversi fattori correlati all’età, che contribuiscono a rendere l’anziano più vulnerabile alle infezioni e allo sviluppo di polmonite.

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«Ci sono diversi fattori correlati all’età che contribuiscono a indebolire il sistema immunitario, rendendo l’anziano più vulnerabile alle infezioni»3

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Che cosa è la polmonite e come si contrae

Con il termine “polmonite” si intende uno stato infiammatorio che interessa i polmoni e che ostacola la funzione respiratoria.1 Questa patologia può essere causata da batteri, da virus o, meno frequentemente, da altri organismi (parassiti, funghi o lieviti) e rappresenta una delle più comuni cause di infezione respiratoria1.

Il contagio tra persone avviene attraverso contatto diretto con le mani o tramite inalazione di piccole goccioline prodotte dal soggetto infetto (colpi di tosse, starnuti). A volte la polmonite può svilupparsi come un’infezione batterica secondaria a una malattia in corso (es. virus influenzale).2

Nel soggetto anziano la polmonite può anche essere presente assieme ad altre infezioni virali o batteriche (coinfezione),4 una complicanza di una malattia preesistente9 o dell’inalazione di materiale attraverso la via orofaringea, che raggiunge i polmoni e provoca un’infezione batterica (polmonite da inalazione).2 La polmonite da inalazione rappresenta un elemento di particolare rilevanza nell’anziano7 ed è maggiormente frequente in pazienti trattati con farmaci sedativi o narcotici e in quelli con malattie cerebrovascolari e neurodegenerative. Spesso è associata a problemi di deglutizione o ad intubazione naso-gastrica.1

 

 

I rischi dello pneumococco nei pazienti over 65

Lo pneumococco (Streptococcus pneumoniae) è responsabile di un ampio numero di infezioni invasive, quali batteriemia, polmonite e meningite, caratterizzate da una elevata letalità. Queste infezioni sono difficilmente curabili, in quanto spesso resistenti al trattamento antibiotico:3 nell’Unione Europea, si stima che ogni anno circa 1,5 milioni di pazienti over 65 si ammalano di malattia invasiva da pneumococco e circa il 20-40% muore, nonostante le terapie.3

Negli anziani lo pneumococco è la causa più comune di polmonite e rappresenta il 30-50% delle polmoniti acquisite in comunità.3

Il tasso di incidenza e di gravità delle polmoniti aumenta con l'età, con una letalità che è del 10-30% negli adulti. 

 

Anziani e polmonite: perché gli anziani over 65 sono una categoria ad alto rischio? Ecco i 10 motivi

Indipendentemente dall'età, la polmonite si verifica quando la capacità di infezione di un patogeno supera i meccanismi di difesa dell'ospite. 

Ci sono diversi fattori correlati all'età che contribuiscono a indebolire il sistema immunitario, rendendo l'anziano più vulnerabile alle infezioni.4

In particolare, i fattori che predispongono allo sviluppo di polmonite sono rappresentati da: 

1. Variazioni correlate alla struttura e alla funzionalità del sistema respiratorio

È noto che l’invecchiamento porta a variazioni correlate alla struttura e ad una riduzione della funzionalità del sistema respiratorio, con una conseguente diminuzione delle difese nei confronti degli agenti patogeni e una ridotta efficienza polmonare.4

2. Cambiamenti neurologici

Nel paziente anziano i cambiamenti dello stato mentale e la disfunzione del riflesso della deglutizione portano ad una ridotta capacità di tossire e sono fortemente associati allo sviluppo della polmonite da inalazione.
Viene stimato che i pazienti con ictus pregresso hanno una maggiore incidenza di polmonite (10-30%)3 e che la difficoltà di deglutizione è fortemente associata alla polmonite comunitaria negli anziani.4

3. Alterazioni del sistema immunitario e riduzione delle difese

Diversi studi, condotti su animali e uomo, hanno dimostrato che l’invecchiamento è associato ad una alterata risposta immunitaria. I pazienti con età superiore a 70 anni mostrano più frequentemente, rispetto a pazienti più giovani, uno stato di infiammazione cronica, il quale contribuisce a ridurre la risposta immunitaria alle infezioni delle vie respiratorie.4

4. Presenza di comorbilità (coesistenza di più patologie)

Comorbilità, disabilità e fragilità sono molto frequenti nel paziente anziano e sono associate ad un aumentato rischio di sviluppare la polmonite ed incrementano il tasso di mortalità.1

Le comorbilità più frequenti sono le malattie cardiovascolari e polmonari, il diabete mellito, i tumori e la demenza. I pazienti anziani che soffrono di comorbilità hanno un maggior rischio di incorrere in complicazioni, come:

5. Alta percentuale di pazienti in politerapia

Nei pazienti anziani l’assunzione di più farmaci è frequente. Sono diversi i farmaci associati a un rischio più elevato di polmonite, inclusi i farmaci antipsicotici e quelli anticolinergici, entrambi usati per trattare patologie quali la demenza, l'incontinenza urinaria, la depressione, il dolore e l'insonnia. Alcuni degli effetti collaterali degli anticolinergici includono sedazione e alterazione dello stato mentale, che aumentano il rischio di polmonite, come anche i corticosteroidi per via inalatoria.4

6. Maggiore percentuale di persone ospedalizzate

Nei soggetti anziani la polmonite può essere particolarmente severa dal punto di vista clinico e quindi necessitare di ospedalizzazione.7 Di solito l’ospedale rappresenta una sede assistenziale ma spesso anche un luogo di infezione1. Infatti, la polmonite acquisita in casa di cura (NHAP), la polmonite acquisita in ospedale (HAP) e la polmonite associata all’utilizzo del ventilatore (VAP), sono patologie molto comuni, soprattutto negli anziani maggiormente compromessi e fragili.1

7.  Aumentata frequenza di colonizzazione delle vie respiratorie

Nell’anziano la colonizzazione batterica da parte di agenti patogeni risulta aumentata, a causa di fattori quali l’aumentata frequenza di utilizzo della terapia antibiotica, l’intubazione endotracheale, il fumo di sigaretta, malnutrizione, interventi chirurgici e terapie farmacologiche che riducono l’acidità gastrica,7 soprattutto nei pazienti ospedalizzati e in condizioni critiche1.

8. Scarsa igiene orale

La placca dentaria sembra coinvolta nella patogenesi delle polmoniti in pazienti anziani ospedalizzati, pertanto è necessaria una maggiore attenzione all’igiene orale quotidiana.7

9. Deglutizione anormale

La disfagia orofaringea è una condizione comune tra gli anziani5: essa può dare origine ad una ridotta efficacia della deglutizione, che porta a malnutrizione e/o disidratazione ma anche ad accidentale inalazione orofaringea e/o tracheobronchiale. L'inalazione orofaringea è stata riconosciuta come un importante fattore che favorisce la polmonite negli anziani.5

10. Malnutrizione

Nei pazienti over 65 la nutrizione è problematica, sia per ragioni fisiologiche che patologiche: possono subentrare problemi di masticazione e deglutizione, può manifestarsi una alterazione del gusto, un rallentamento della digestione e dell’assorbimento ed una minore autonomia di movimento. È noto che la malnutrizione compromette la funzione immunitaria6 ed è spesso riscontrata negli anziani.

Il 30-60% dei pazienti geriatrici in reparti di lunga degenza sono malnutriti e possono essere particolarmente a rischio di sviluppare una infezione nosocomiale.6

 

Su quali fattori di rischio è possibile intervenire?

Solamente questi, tra i fattori di rischio precedentemente citati, sono modificabili8:

  • Deglutizione anormale: come già osservato, questo è un importante fattore di rischio nell’anziano. La sua gestione è necessaria anche per prevenire la malnutrizione, la disidratazione e la secchezza del cavo orale.8
  • Stile di vita: tra i fattori di rischio correlati allo stile di vita, il fumo ed il consumo di alcol sono quelli associabili ad un maggior rischio di polmonite, anche nei pazienti anziani.
  • Effetti collaterali dei farmaci: il trattamento farmacologico deve essere costantemente monitorato e modulato in funzione della cura, limitando, per quanto possibile, gli effetti collaterali associati.8
  • Scarsa igiene orale: alcune pratiche, come l’eliminazione della placca e la rimozione della protesi prima di coricarsi, sono misure efficaci per ridurre il rischio di polmonite.8

 

 

Le 4 principali conseguenze della polmonite

  1. Declino dello stato generale di salute: sebbene la polmonite possa essere problematica per gli anziani in perfetta salute, lo è ancora di più per quelli con patologie croniche preesistenti (come malattie cardiovascolari e polmonari, diabete), fragilità o declino cognitivo. Quest’ultima categoria di persone ha un rischio maggiore di contrarre la malattia ed avere esiti negativi in seguito al ricovero.9
  2. Aumentato rischio di mortalità: gli anziani ricoverati in ospedale per polmonite acquisita in comunità hanno un aumentato rischio di mortalità nei successivi 5 anni di vita ed un aumento del rischio di essere successivamente ricoverati.9
  3. Aumentato rischio di sviluppare altre patologie: la polmonite contratta in tarda età è associata ad un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, depressione, disturbi metabolici e demenza.9
  4. Maggior tasso di ospedalizzazione: negli anziani i tassi di ospedalizzazione per polmonite sono molto alti, con una buona percentuale di casi che richiedono una degenza in terapia intensiva, soprattutto in pazienti fragili e in condizioni di salute precarie.

 

Prevenzione e terapia della polmonite negli anziani

La prevenzione si basa fondamentalmente sulla possibilità di intervenire su fattori di rischio modificabili e sulla vaccinazione. Nei pazienti over 65 la vaccinazione è fortemente consigliata. 

La maggior parte dei casi di polmonite negli anziani è causata dallo pneumococco oppure è un esito post-influenzale.9 Per questo motivo la vaccinazione influenzale e pneumococcica sono essenziali7 e rappresentano una misura efficace di prevenzione1, anche per ridurre eventuali conseguenze a lungo termine sulla salute.9 In particolare, la vaccinazione pneumococcica è raccomandata ai 65enni10 e – se deciso su base regionale – dei 70enni.  

 

Terapia della polmonite

La terapia della polmonite si basa fondamentalmente sulla somministrazione di antibiotici e di ossigeno, sulla nutrizione parenterale e la terapia cardiovascolare. 
Il trattamento antibiotico deve essere determinato in base al tipo di agente patogeno infettante e richiede l’esecuzione dell’antibiogramma per valutare la molecola antibiotica maggiormente efficace:7 è importante che vengano utilizzate delle strategie mirate, in particolare nei pazienti critici con infezioni gravi e fragili. Infatti, una terapia antimicrobica iniziale inadeguata è associata ad un'aumentata mortalità.

Di grande importanza nel paziente anziano non è solo l'uso del farmaco appropriato, ma anche la durata della terapia e la somministrazione di un dosaggio corretto.1 Nei soggetti over 65 con più patologie è necessario valutare il potenziale di tossicità renale provocato dagli antibiotici e gli eventuali effetti collaterali indotti da altri farmaci che interagiscono con questi.7

 

Bibliografia
[1] Cacciatore, F. et al.  Pneumonia and hospitalizations in the elderly. Geriatric Care. 2017; 3: 6377 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[2] ATS Patient Education Series. American Thoracic Society. Am J Respir Crit Care Med. 2016; 193: 1-2 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[3] Mennini, F.S. et al. Budget impact analysis della vaccinazione anti-pneumococcica negli adulti/anziani in italia. Global & Regional Health Technology Assessment 2015; 2: 43-52 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[4] Henig, O.  et al. Bacterial Pneumonia in Older Adults. Infect Dis Clin N Am. 2027; 31: 689–713 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[5] Cabre, M. et al. Prevalence and prognostic implications of dysphagia in elderly patients with pneumonia. Age and Ageing. 2010; 39: 39–45 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[6] Paillaud, E. et al. Relations between undernutrition and nosocomial infections in elderly patients. Age and Ageing. 2005; 34: 619–625 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[7] Ferrara, N. et al. Pneumonia in the elderly. G Gerontol. 2005; LIII: 594-602 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[8] Chebib, N. et al. Pneumonia prevention in the elderly patients: the other sides. Aging Clinical and Experimental Research. https://doi.org/10.1007/s40520-019-01437-7 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[9] Orihuela, C. et al. Consequences of Pneumonia in Older Adults. Springer Nature Switzerland AG 2019. D. Gu, M. E. Dupre (eds.), Encyclopedia of Gerontology and Population Aging. https://doi.org/10.1007/978-3-319-69892-2_550-1 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[10] Ministero della salute. PNPV. 2017 [Ultimo accesso 09/12/2020]

 

 

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