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l'immunizzazione materna: una scelta di gravidanza per proteggere il bambino

27 Novembre 2023

L'immunizzazione materna è un processo che aiuta le donne in gravidanza a trasmettere anticorpi specifici al feto durante il secondo e il terzo trimestre di gestazione, contribuendo a proteggere il bambino durante i primi sei mesi di vita.1

Cos’è l’immunizzazione materna

L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha stimato che molte malattie prevenibili con i vaccini sono tra le principali cause di morbilità e mortalità infantile a livello globale, in particolare nei paesi a basso e medio reddito.2 Oltre 5 milioni di decessi infantili si verificano in tutto il mondo a causa di malattie che potrebbero essere prevenute grazie a un vaccino.1

L’immunità passiva o materna è un fenomeno naturale grazie al quale, a partire dal secondo trimestre di gravidanza, la donna incinta trasferisce anticorpi al bambino attraverso la placenta.1 Questa protezione è fondamentale per aiutare i neonati a combattere possibili infezioni dalle prime ore di vita fino ai primi mesi di età, il periodo in cui sono più vulnerabili.1 Prima che il sistema immunitario del bambino raggiunga l’età adeguata per essere immunizzato contro le malattie infantili più comuni, sono gli anticorpi della mamma che contribuiscono a fornire una protezione aggiuntiva.3

Gli anticorpi materni sono più alti nel bambino alla nascita, diminuiscono gradualmente nei successivi 6-12 mesi.1 Tuttavia per fornire la protezione, è necessario trasmettere al feto una quantità sufficiente di anticorpi. Per trasferire l’immunità protettiva al bambino, la donna in gravidanza deve infatti aver acquisito anticorpi specifici contro la malattia da una precedente esposizione a un agente patogeno, come un virus o un batterio o attraverso vaccinazione.4

La vaccinazione materna può aiutare a garantire che le donne in attesa dispongano di anticorpi sufficienti da trasferire al loro bambino.4

Immunizzazione materna: quando e come pianificarla

Così com'è naturale tenere traccia di tutte le fasi di gestazione, settimana dopo settimana, quando si monitora la crescita e lo sviluppo del bambino, anche quando si parla di vaccini la tempistica è importante.5

È consigliato sottoporsi al vaccino antinfluenzale a settembre o ottobre per garantire la protezione prima che l'attività influenzale aumenti.5

La vaccinazione antidifterite-tetano-pertosse è consigliata in ogni gravidanza, idealmente tra la 27esima e la 36esima settimana. Ricevere la vaccinazione preferibilmente nella prima parte del terzo trimestre aiuta a trasmettere la maggior quantità di anticorpi protettivi al bambino prima della nascita.5

I successi dell’immunizzazione materna

La pertosse è una malattia che può essere grave per chiunque, ma per un neonato può essere persino fatale. Circa 7 decessi su 10 dovuti a pertosse riguardano bambini di età inferiore a 2 mesi di vita.6

Quando una donna incinta riceve una vaccinazione anti pertosse durante la gravidanza, il suo corpo sviluppa degli anticorpi protettivi che saranno trasmessi al bambino prima della nascita. Questi anticorpi forniranno al bambino una protezione precoce e a breve termine contro la pertosse.6 Secondo uno studio condotto nel Regno Unito, la vaccinazione materna contro la pertosse ha ridotto le infezioni neonatali del 93%.7

Le donne in gravidanza inoltre hanno maggiori probabilità di contrarre una grave malattia influenzale, questo a causa di cambiamenti nelle funzioni immunitarie, cardiache e polmonari durante i nove mesi. Ricevere il vaccino antinfluenzale è il modo migliore per proteggersi dall'influenza ed estendere la protezione al bambino.6

L’OMS stima inoltre che dal 2000 al 2017 il numero di decessi neonatali per tetano sia diminuito dell’85% in tutto il mondo grazie all’immunizzazione materna.8

Quanto dura la protezione trasmessa al bambino con l'immunizzazione materna?

Gli anticorpi trasmessi ai bambini durante la gravidanza forniscono protezione fino a circa sei - dodici mesi, ovvero quelli in cui sono più vulnerabili alle infezioni. Dopo la nascita gli anticorpi possono essere trasmessi al bambino anche attraverso l’allattamento.1

Vantaggi dell’immunizzazione materna e sicurezza per mamma e bambino

La sicurezza dei vaccini consigliati durante la gravidanza è stata ampiamente studiata in diversi studi clinici randomizzati e studi osservazionali. Vaccini come quello anti pertosse e quello contro l’influenza sono stati somministrati a donne incinte in tutto il mondo.9

Non esistono prove che vaccinare le donne in gravidanza con i vaccini raccomandati abbia un effetto negativo sugli esiti della gestazione.10

Bibliografia
1. Faucette A, et al. Immunization of pregnant women: Future of early infant protection. Hum Vaccin Immunother. 2015;11(11):2549-2555. doi:10.1080/21645515.2015.1070984.

2. World Health Organization (WHO), Maternal Immunization and Antenatal Care Situation Analysis Report of the MIACSA project 2016–2019. Disponibile al sito: https://www.who.int/publications/i/item/9789240004016 [Ultimo accesso: 14/11/1013]

3. Bergin N, et al. Maternal Vaccination as an Essential Component of Life-Course Immunization and Its Contribution to Preventive Neonatology. Int J Environ Res Public Health. 2018;15(5):847. doi:10.3390/ijerph15050847.

4. Vojtek I, et al. Maternal immunization: where are we now and how to move forward?, Ann Med. 2018;50(3):193-208. doi:10.1080/07853890.2017.1421320.

5. Vaccines and Pregnancy: Things to Know. Centers for Disease Control and Prevention. Disponibile al sito: https://www.cdc.gov/vaccines/pregnancy/pregnant-women/need-to-know.html [Ultimo accesso: 06/11/2023]

6. Vaccines During and After Pregnancy. Centers for Disease Control and Prevention. Disponibile al sito: https://www.cdc.gov/vaccines/pregnancy/vacc-during-after.html [Ultimo accesso: 06/11/2023]

7. Dabrera G, Amirthalingam G, Andrews N, et al. A case-control study to estimate the effectiveness of maternal pertussis vaccination in protecting newborn infants in England and Wales, 2012-2013. Clin Infect Dis. 2015;60(3):333-337.

8. Engmann C, Fleming JA, Khan S, et al. Closer and closer? maternal immunization: current promise, future horizons. J Perinatol. 2020;40(6):844-857.

9. Williams AL, et al. Maternal vaccine knowledge in low-and middle-income countries-and why it matters. Hum Vaccin Immunother. 2019;15(2):283-286. doi:10.1080/21645515.2018.1526589.

10. World Health Organization. Safety of immunization during pregnancy: a review of the evidence: Global Advisory Committee on Vaccine Safety. Disponibile al sito: https://apps.who.int/iris/handle/10665/340577 [Ultimo accesso: 06/11/2023]


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La polmonite è un’infezione molto diffusa1, soprattutto in ambito ospedaliero

16 Febbraio 2021
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La polmonite è un’infezione molto diffusa1, soprattutto in ambito ospedaliero1 e per quanto riguarda alcune categorie di persone particolarmente a rischio, come gli anziani over 65.

Nell'anziano lo pneumococco è il patogeno maggiormente associato allo sviluppo di polmonite, la quale può essere anche la conseguenza di una coinfezione o la complicanza di una malattia preesistente. 

I rischi maggiori, ai quali l’anziano può andare incontro, possono essere correlati sia alla difficoltà e complessità diagnostica della patologia in età avanzata, sia alla presenza di diversi fattori correlati all’età, che contribuiscono a rendere l’anziano più vulnerabile alle infezioni e allo sviluppo di polmonite.

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«Ci sono diversi fattori correlati all’età che contribuiscono a indebolire il sistema immunitario, rendendo l’anziano più vulnerabile alle infezioni»3

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Che cosa è la polmonite e come si contrae

Con il termine “polmonite” si intende uno stato infiammatorio che interessa i polmoni e che ostacola la funzione respiratoria.1 Questa patologia può essere causata da batteri, da virus o, meno frequentemente, da altri organismi (parassiti, funghi o lieviti) e rappresenta una delle più comuni cause di infezione respiratoria1.

Il contagio tra persone avviene attraverso contatto diretto con le mani o tramite inalazione di piccole goccioline prodotte dal soggetto infetto (colpi di tosse, starnuti). A volte la polmonite può svilupparsi come un’infezione batterica secondaria a una malattia in corso (es. virus influenzale).2

Nel soggetto anziano la polmonite può anche essere presente assieme ad altre infezioni virali o batteriche (coinfezione),4 una complicanza di una malattia preesistente9 o dell’inalazione di materiale attraverso la via orofaringea, che raggiunge i polmoni e provoca un’infezione batterica (polmonite da inalazione).2 La polmonite da inalazione rappresenta un elemento di particolare rilevanza nell’anziano7 ed è maggiormente frequente in pazienti trattati con farmaci sedativi o narcotici e in quelli con malattie cerebrovascolari e neurodegenerative. Spesso è associata a problemi di deglutizione o ad intubazione naso-gastrica.1

 

 

I rischi dello pneumococco nei pazienti over 65

Lo pneumococco (Streptococcus pneumoniae) è responsabile di un ampio numero di infezioni invasive, quali batteriemia, polmonite e meningite, caratterizzate da una elevata letalità. Queste infezioni sono difficilmente curabili, in quanto spesso resistenti al trattamento antibiotico:3 nell’Unione Europea, si stima che ogni anno circa 1,5 milioni di pazienti over 65 si ammalano di malattia invasiva da pneumococco e circa il 20-40% muore, nonostante le terapie.3

Negli anziani lo pneumococco è la causa più comune di polmonite e rappresenta il 30-50% delle polmoniti acquisite in comunità.3

Il tasso di incidenza e di gravità delle polmoniti aumenta con l'età, con una letalità che è del 10-30% negli adulti. 

 

Anziani e polmonite: perché gli anziani over 65 sono una categoria ad alto rischio? Ecco i 10 motivi

Indipendentemente dall'età, la polmonite si verifica quando la capacità di infezione di un patogeno supera i meccanismi di difesa dell'ospite. 

Ci sono diversi fattori correlati all'età che contribuiscono a indebolire il sistema immunitario, rendendo l'anziano più vulnerabile alle infezioni.4

In particolare, i fattori che predispongono allo sviluppo di polmonite sono rappresentati da: 

1. Variazioni correlate alla struttura e alla funzionalità del sistema respiratorio

È noto che l’invecchiamento porta a variazioni correlate alla struttura e ad una riduzione della funzionalità del sistema respiratorio, con una conseguente diminuzione delle difese nei confronti degli agenti patogeni e una ridotta efficienza polmonare.4

2. Cambiamenti neurologici

Nel paziente anziano i cambiamenti dello stato mentale e la disfunzione del riflesso della deglutizione portano ad una ridotta capacità di tossire e sono fortemente associati allo sviluppo della polmonite da inalazione.
Viene stimato che i pazienti con ictus pregresso hanno una maggiore incidenza di polmonite (10-30%)3 e che la difficoltà di deglutizione è fortemente associata alla polmonite comunitaria negli anziani.4

3. Alterazioni del sistema immunitario e riduzione delle difese

Diversi studi, condotti su animali e uomo, hanno dimostrato che l’invecchiamento è associato ad una alterata risposta immunitaria. I pazienti con età superiore a 70 anni mostrano più frequentemente, rispetto a pazienti più giovani, uno stato di infiammazione cronica, il quale contribuisce a ridurre la risposta immunitaria alle infezioni delle vie respiratorie.4

4. Presenza di comorbilità (coesistenza di più patologie)

Comorbilità, disabilità e fragilità sono molto frequenti nel paziente anziano e sono associate ad un aumentato rischio di sviluppare la polmonite ed incrementano il tasso di mortalità.1

Le comorbilità più frequenti sono le malattie cardiovascolari e polmonari, il diabete mellito, i tumori e la demenza. I pazienti anziani che soffrono di comorbilità hanno un maggior rischio di incorrere in complicazioni, come:

5. Alta percentuale di pazienti in politerapia

Nei pazienti anziani l’assunzione di più farmaci è frequente. Sono diversi i farmaci associati a un rischio più elevato di polmonite, inclusi i farmaci antipsicotici e quelli anticolinergici, entrambi usati per trattare patologie quali la demenza, l'incontinenza urinaria, la depressione, il dolore e l'insonnia. Alcuni degli effetti collaterali degli anticolinergici includono sedazione e alterazione dello stato mentale, che aumentano il rischio di polmonite, come anche i corticosteroidi per via inalatoria.4

6. Maggiore percentuale di persone ospedalizzate

Nei soggetti anziani la polmonite può essere particolarmente severa dal punto di vista clinico e quindi necessitare di ospedalizzazione.7 Di solito l’ospedale rappresenta una sede assistenziale ma spesso anche un luogo di infezione1. Infatti, la polmonite acquisita in casa di cura (NHAP), la polmonite acquisita in ospedale (HAP) e la polmonite associata all’utilizzo del ventilatore (VAP), sono patologie molto comuni, soprattutto negli anziani maggiormente compromessi e fragili.1

7.  Aumentata frequenza di colonizzazione delle vie respiratorie

Nell’anziano la colonizzazione batterica da parte di agenti patogeni risulta aumentata, a causa di fattori quali l’aumentata frequenza di utilizzo della terapia antibiotica, l’intubazione endotracheale, il fumo di sigaretta, malnutrizione, interventi chirurgici e terapie farmacologiche che riducono l’acidità gastrica,7 soprattutto nei pazienti ospedalizzati e in condizioni critiche1.

8. Scarsa igiene orale

La placca dentaria sembra coinvolta nella patogenesi delle polmoniti in pazienti anziani ospedalizzati, pertanto è necessaria una maggiore attenzione all’igiene orale quotidiana.7

9. Deglutizione anormale

La disfagia orofaringea è una condizione comune tra gli anziani5: essa può dare origine ad una ridotta efficacia della deglutizione, che porta a malnutrizione e/o disidratazione ma anche ad accidentale inalazione orofaringea e/o tracheobronchiale. L'inalazione orofaringea è stata riconosciuta come un importante fattore che favorisce la polmonite negli anziani.5

10. Malnutrizione

Nei pazienti over 65 la nutrizione è problematica, sia per ragioni fisiologiche che patologiche: possono subentrare problemi di masticazione e deglutizione, può manifestarsi una alterazione del gusto, un rallentamento della digestione e dell’assorbimento ed una minore autonomia di movimento. È noto che la malnutrizione compromette la funzione immunitaria6 ed è spesso riscontrata negli anziani.

Il 30-60% dei pazienti geriatrici in reparti di lunga degenza sono malnutriti e possono essere particolarmente a rischio di sviluppare una infezione nosocomiale.6

 

Su quali fattori di rischio è possibile intervenire?

Solamente questi, tra i fattori di rischio precedentemente citati, sono modificabili8:

  • Deglutizione anormale: come già osservato, questo è un importante fattore di rischio nell’anziano. La sua gestione è necessaria anche per prevenire la malnutrizione, la disidratazione e la secchezza del cavo orale.8
  • Stile di vita: tra i fattori di rischio correlati allo stile di vita, il fumo ed il consumo di alcol sono quelli associabili ad un maggior rischio di polmonite, anche nei pazienti anziani.
  • Effetti collaterali dei farmaci: il trattamento farmacologico deve essere costantemente monitorato e modulato in funzione della cura, limitando, per quanto possibile, gli effetti collaterali associati.8
  • Scarsa igiene orale: alcune pratiche, come l’eliminazione della placca e la rimozione della protesi prima di coricarsi, sono misure efficaci per ridurre il rischio di polmonite.8

 

 

Le 4 principali conseguenze della polmonite

  1. Declino dello stato generale di salute: sebbene la polmonite possa essere problematica per gli anziani in perfetta salute, lo è ancora di più per quelli con patologie croniche preesistenti (come malattie cardiovascolari e polmonari, diabete), fragilità o declino cognitivo. Quest’ultima categoria di persone ha un rischio maggiore di contrarre la malattia ed avere esiti negativi in seguito al ricovero.9
  2. Aumentato rischio di mortalità: gli anziani ricoverati in ospedale per polmonite acquisita in comunità hanno un aumentato rischio di mortalità nei successivi 5 anni di vita ed un aumento del rischio di essere successivamente ricoverati.9
  3. Aumentato rischio di sviluppare altre patologie: la polmonite contratta in tarda età è associata ad un aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, depressione, disturbi metabolici e demenza.9
  4. Maggior tasso di ospedalizzazione: negli anziani i tassi di ospedalizzazione per polmonite sono molto alti, con una buona percentuale di casi che richiedono una degenza in terapia intensiva, soprattutto in pazienti fragili e in condizioni di salute precarie.

 

Prevenzione e terapia della polmonite negli anziani

La prevenzione si basa fondamentalmente sulla possibilità di intervenire su fattori di rischio modificabili e sulla vaccinazione. Nei pazienti over 65 la vaccinazione è fortemente consigliata. 

La maggior parte dei casi di polmonite negli anziani è causata dallo pneumococco oppure è un esito post-influenzale.9 Per questo motivo la vaccinazione influenzale e pneumococcica sono essenziali7 e rappresentano una misura efficace di prevenzione1, anche per ridurre eventuali conseguenze a lungo termine sulla salute.9 In particolare, la vaccinazione pneumococcica è raccomandata ai 65enni10 e – se deciso su base regionale – dei 70enni.  

 

Terapia della polmonite

La terapia della polmonite si basa fondamentalmente sulla somministrazione di antibiotici e di ossigeno, sulla nutrizione parenterale e la terapia cardiovascolare. 
Il trattamento antibiotico deve essere determinato in base al tipo di agente patogeno infettante e richiede l’esecuzione dell’antibiogramma per valutare la molecola antibiotica maggiormente efficace:7 è importante che vengano utilizzate delle strategie mirate, in particolare nei pazienti critici con infezioni gravi e fragili. Infatti, una terapia antimicrobica iniziale inadeguata è associata ad un'aumentata mortalità.

Di grande importanza nel paziente anziano non è solo l'uso del farmaco appropriato, ma anche la durata della terapia e la somministrazione di un dosaggio corretto.1 Nei soggetti over 65 con più patologie è necessario valutare il potenziale di tossicità renale provocato dagli antibiotici e gli eventuali effetti collaterali indotti da altri farmaci che interagiscono con questi.7

 

Bibliografia
[1] Cacciatore, F. et al.  Pneumonia and hospitalizations in the elderly. Geriatric Care. 2017; 3: 6377 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[2] ATS Patient Education Series. American Thoracic Society. Am J Respir Crit Care Med. 2016; 193: 1-2 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[3] Mennini, F.S. et al. Budget impact analysis della vaccinazione anti-pneumococcica negli adulti/anziani in italia. Global & Regional Health Technology Assessment 2015; 2: 43-52 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[4] Henig, O.  et al. Bacterial Pneumonia in Older Adults. Infect Dis Clin N Am. 2027; 31: 689–713 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[5] Cabre, M. et al. Prevalence and prognostic implications of dysphagia in elderly patients with pneumonia. Age and Ageing. 2010; 39: 39–45 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[6] Paillaud, E. et al. Relations between undernutrition and nosocomial infections in elderly patients. Age and Ageing. 2005; 34: 619–625 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[7] Ferrara, N. et al. Pneumonia in the elderly. G Gerontol. 2005; LIII: 594-602 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[8] Chebib, N. et al. Pneumonia prevention in the elderly patients: the other sides. Aging Clinical and Experimental Research. https://doi.org/10.1007/s40520-019-01437-7 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[9] Orihuela, C. et al. Consequences of Pneumonia in Older Adults. Springer Nature Switzerland AG 2019. D. Gu, M. E. Dupre (eds.), Encyclopedia of Gerontology and Population Aging. https://doi.org/10.1007/978-3-319-69892-2_550-1 [Ultimo accesso 15/09/2020]
[10] Ministero della salute. PNPV. 2017 [Ultimo accesso 09/12/2020]

 

 

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