Epatite

CHE COS'É?

CHE COS'É L'EPATITE?

L’epatite virale è un processo infettivo del fegato, di cui, ad oggi, si riconoscono 5 diverse forme principali a seconda del virus che infiamma le cellule epatiche: l’epatite A, B, C, D ed E.

Negli ultimi anni, inoltre, sono stati identificati altri virus che potrebbero scatenare i processi infiammatori connessi con l’epatite (come il virus G o il virus F) e sono stati evidenziati virus epatitici cosiddetti “minori”, come il citomegalovirus o l’herpesvirus, responsabili di situazioni di epatite di gravità variabile.

Se circa nell’80-90% dei casi di epatite è possibile identificare l’agente responsabile della patologia, nel restante 10-20% dei casi la causa scatenante rimane ignota.

Tutte le forme di epatite si possono prevenire rispettando attente norme igieniche e comportamentali. In aggiunta, solo per alcune forme di epatite è disponibile un’apposita vaccinazione che elimina il rischio di contagio1.

EPATITE A

EPATITE A

L'epatite A è una malattia infettiva acuta causata dal virus HAV, che aggredisce le cellule del fegato.

Una patologia che si può prevenire, seguendo le principali regole igieniche e ricorrendo al vaccino contro l’epatite A2.

 

Le cause dell’epatite A

Il virus che scatena l’epatite A si si trasmette tramite l’ingestione di cibi crudi o poco cotti (tra cui frutta e verdura poco lavati, e frutti di mare), bevande contaminate o acque sporche, ad esempio di pozzo. Denominatori comuni della trasmissione del virus dell’epatite A sono, quindi, le scarse condizioni igienico sanitarie, i comportamenti a rischio e i viaggi verso zone di endemia del virus dove è più facile venire a contatto con la patologia2.

 

I sintomi dell’epatite A

Nella maggior parte dei casi l’epatite A decorre in maniera asintomatica, soprattutto quando l’infezione viene contratta in età infantile.

Quando presenti, invece, i sintomi dell’epatite A compaiono al termine di un periodo di incubazione di 15-50 giorni e si manifestano sotto forma di:

  • febbre;
  • senso di nausea;
  • vomito;
  • inappetenza;
  • malessere generale.

Tra i più tipici sintomi dell’epatite A si evidenziano anche l’ittero, cioè il colorito giallognolo della pelle, dell’occhio e delle mucose, e il prurito: due fenomeni legati all’elevata concentrazione di bilirubina nel sangue, causata dalla ridotta funzionalità del fegato2.

 

Come si trasmette l’epatite A

La modalità più comune di diffusione dell’epatite A è per via oro-fecale: è l’assunzione di alimenti contaminati e di acque non depurate, infatti, a favorire l’ingresso del virus nell’organismo, che entra nel corpo per ingestione, si riproduce nel fegato dove genera la malattia e, infine, viene espulso con le feci.2

EPATITE B

EPATITE B

L'epatite B è una malattia contagiosa a carico del fegato che, a differenza dell’epatite A, può diventare cronica e progredire in cirrosi epatica o in tumore al fegato. Data la sua alta carica infettiva, la prevenzione tramite vaccinazione è un’arma efficace per evitare il contagio3.

 

Le cause dell’epatite B

A scatenare l’epatite B è l’HBV: uno dei virus più epidemici al mondo appartenente alla famiglia degli Hepadnaviridae, che si trasmette di madre in figlio o attraverso il contatto con i fluidi corporei o il sangue di un individuo infetto3.

 

I sintomi dell’epatite B

Nella maggioranza dei casi, l’epatite B ha un decorso asintomatico.

Non si escludono, tuttavia, casi più acuti in cui i sintomi dell’epatite B si manifestano.

I principali sono:

  • febbre;
  • nausea;
  • dolori addominali;
  • malessere diffuso.

In alcuni pazienti, inoltre, l’affaticamento del fegato può portare alla comparsa di sintomi quali ittero o urine scure, causate dall’aumento di bilirubina3.

 

Come si trasmette l’epatite B

Il virus HBV che causa l’epatite B si trasmette principalmente attraverso il contatto con i liquidi biologici di un paziente infetto, come sangue, sperma e liquidi vaginali: oltre alla trasmissione per via sessuale e tramite trasfusioni con materiale infetto, va citato anche il contagio tra mamma e neonato al momento del parto.3

Attenzione anche alle lesioni della cute: poiché il virus dell’epatite B si deposita sulle superfici e vi rimane per almeno 7 giorni, anche utilizzare spazzolini dentali, pettini, forbici o strumenti contaminati da sangue infetto può essere un veicolo di trasmissione della malattia1.

EPATITE C

EPATITE C

L’epatite C è una patologia causata dal virus HCV, che si trasmette prevalentemente per via parenterale, ovvero sessualmente o attraverso il contatto con sangue o liquidi corporei di un paziente infetto.

Dall’avvio inizialmente asintomatico, l’epatite C può scatenare nausea, febbre, dolori addominali e ittero e può, nell’85% dei casi, diventare cronica1.

EPATITE D

EPATITE D

Scatenata dall’agente infettivo HDV, l’epatite D colpisce le cellule epatiche agendo in sinergia con il virus dell’epatite B: la patologia, infatti, si manifesta sia nei pazienti che sono nello stesso momento colpiti anche dal virus HBV, oppure che ne sono semplici portatori. Se nel primo caso i sintomi dell’epatite D sono clinicamente simili a quelli dell’epatite B, nel caso il virus attacchi un portatore di HBV la nuova patologia può scatenarsi in modo acuto, diventando in alcuni casi anche fatale. Per entrambi la prevenzione è la medesima: il vaccino contro l’epatite B è capace di proteggere anche dal contagio di epatite D1.

Chi è a rischio

CHI E' A RISCHIO

I soggetti più a rischio di contrarre la patologia variano a seconda del tipo di epatite in oggetto.

Per l’epatite A, i soggetti più esposti sono:

  • gli individui a stretto contatto con persone infette;
  • i viaggiatori residenti o diretti in paesi in cui l’epatite A è endemica;
  • i tossicodipendenti;
  • gli anziani non autosufficienti;
  • i bambini;
  • gli individui con comportamenti sessuali non protetti2.

Tra i soggetti più a rischio di epatite B, invece, rientrano:

  • chi assume droghe per via endovenosa;
  • chi vive con una persona che ha contratto l’epatite b
  • chi è sieropositivo (HIV);
  • chi ha avuto rapporti sessuali con persone infette;
  • chi ha ricevuto trattamenti di dialisi epatica;
  • chi proviene da paesi in cui l’epatite B è endemica o ha vissuto in tali paesi;
  • chi prende o ha preso farmaci immunosoppressori;
  • donne incinte;
  • uomini che hanno o hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini.4

Diagnosi

DIAGNOSI

Sono i sintomi tipici a scatenare il sospetto di aver contratto l’epatite A, la cui infezione può essere confermata e diagnosticata solo attraverso specifici esami ematochimici, come quelli che rilevano l’IgM anti-HAV nel sangue e valutano l’aumento della bilirubina e i valori delle transaminasi2.

Per l’epatite B, invece, a causa della frequente assenza di sintomi evidenti, la diagnosi spesso avviene in modo casuale, anche tempo dopo il contagio, attraverso gli esami del sangue. Quelli specifici per diagnosticare l’epatite B sono gli esami rivolti a ricercare gli anticorpi virali o gli antigeni che compaiono alcune settimane dopo il contagio3.

Trattamento e prevenzione

TRATTAMENTO E PREVENZIONE

Sia per l’epatite A che per l’epatite B non è necessaria una terapia farmacologica specifica, ma è preferibile lasciare l’organismo libero di reagire e di eliminare spontaneamente il virus.

Per agevolare la guarigione, è consigliabile:

  • riposare a letto;
  • osservare una dieta leggera e sana, ricca di liquidi e povera di grassi;
  • evitare l’alcool.

Prevenire l’epatite A e l’epatite B si può: oltre a seguire le principali norme igieniche e ad evitare comportamenti a rischio, nella vita sociale e in quella sessuale, per evitare il contagio è possibile ricorrere alla vaccinazione anti epatite.

Con il vaccino anti epatite A, disponibile anche in una formulazione associata al vaccino dell’epatite B, già dopo 2-3 settimane dalla somministrazione della prima dose risultano immunizzati circa il 95% dei vaccinati. La seconda dose, somministrata dopo 6 mesi o un anno, prolunga l’efficacia protettiva della vaccinazione anti epatite A2.

La prevenzione dell’epatite B tramite vaccinazione, invece, segue in Italia un calendario vaccinale composto da 3 somministrazioni, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino, senza la necessità di ulteriori richiami. Un vaccino che si è dimostrato efficace: dalla sua introduzione, a inizio anni ’90, ha permesso di ridurre dell’80% i nuovi casi di epatite B in Italia.

Anche gli adulti possono vaccinarsi contro l’epatite B: in caso di contagio, è importante agire tempestivamente per evitare lo sviluppo del virus attraverso un trattamento immunoglobulinico entro 24 ore ed una vaccinazione rapida, con richiami successivi3.

Referenze:

[1] Epatite virale, Informazioni generali, Disponibile al sito http://www.epicentro.iss.it/epatite/epatite [ultimo accesso 01/07/2021]

[2] Epatite A, Ministero della Salute, Disponibile al sito http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=127&area=Malattie_infettive [ultimo accesso 01/07/2021]

[3] Epatite B, Ministero della Salute, http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=8&area=Malattie_infettive [ultimo accesso 01/07/2021]

[4] Epatite B, Humanitas, https://www.humanitas.it/malattie/epatite-b [ultimo accesso 01/07/2021]

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