ARTICOLO

cos'è il long covid pediatrico

1 Luglio 2022

Dall’inizio della pandemia a marzo 2022, il SARS-CoV-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2, Coronavirus 2 da sindrome respiratoria acuta grave), l’agente patogeno del COVID-191, ha infettato 452 milioni di persone in tutto il mondo causando oltre 6 milioni di morti.2

Nei bambini, sebbene l'infezione acuta sia sovente asintomatica o con pochi sintomi e le complicanze pericolose per la vita siano rare, ci possono essere due conseguenze a lungo termine che destano preoccupazione: la sindrome infiammatoria multisistemica (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children, MIS-C) e il Long-COVID.1

L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sottolinea l’importanza di informare i genitori riguardo alla sindrome del Long-COVID in modo che possano riconoscere nei propri figli i sintomi di allarme al fine di permettere, dove necessario, un intervento mirato da parte degli specialisti.3
 

Cosa si intende per Long-COVID?

    Il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) distingue le infezioni da SARS-CoV-2 a seconda della durata dei sintomi (Tabella I).1 Prove recenti dimostrano, infatti, che alcuni dei sintomi che caratterizzano la fase acuta possano persistere anche quando si è oramai negativi al tampone.1


    Tabella I

    Il Long-COVID comprende sia la forma sintomatica persistente che la sindrome post-COVID. Questa condizione è quindi caratterizzata da segni e sintomi causati dall’infezione da SARS-CoV-2 che continuano o si sviluppano dopo 4 settimane dall’infezione acuta.1
     

    Bambini: quali sono i sintomi da Long-COVID

    Sebbene sia più comune nei bambini che hanno avuto un’infezione sintomatica, il Long-COVID è anche descritto in coloro che sono risultati positivi al SARS-CoV-2 ma che hanno avuto pochi sintomi o nessuno.1

    Le sue manifestazioni cliniche sono altamente variabili non solo nella sintomatologia, ma anche nell’intensità e nella durata.1

    In Tabella II1 vengono elencati i sintomi prevalenti nei bambini (riportati da diversi studi clinici1): da tener presente che possono verificarsi sia da soli che in combinazione, essere transitori o intermittenti, cambiare nel tempo o rimanere costanti. Come si può notare, la percentuale riportata ha intervalli piuttosto ampi, fatto che sottolinea ulteriormente l'eterogeneità nella presentazione clinica.1


    Tabella II
     

    Gli studi finora condotti sui bambini hanno dimostrato che i sintomi di cui soffrono sono gli stessi riportati nella popolazione adulta.1 In uno studio clinico di coorte condotto da Roge et al. che ha messo a confronto i bambini precedentemente ammalati di COVID-19 con altri affetti da patologie infettive non-COVID, si è osservato che 

    - il 70% dei pazienti si lamentava della persistenza di almeno un sintomo

    - il 54% soffriva a causa della presenza di più sintomi contemporaneamente. 

    La permanenza di almeno un sintomo (affaticamento, irritabilità, cambiamenti di umore, mal di testa, rinorrea, tosse, alterazione/mancanza di gusto e olfatto) è stata più frequente nei pazienti con infezione da COVID-19 (70%) rispetto agli altri (24,8%).

    È interessante notare che i bambini e gli adolescenti in età scolare sono stati per lo più colpiti da disturbi cognitivi e neurologici, mentre neonati e bambini in età prescolare da problemi respiratori.1

    Il sintomo più frequente è la stanchezza, registrata fino all'87% dei pazienti: si presenta con manifestazioni variabili che vanno dal non riuscire a frequentare la scuola a tempo pieno fino al non essere più in grado di praticare un'attività fisica. Alcuni scienziati ritengono, tuttavia, che possa essere imputabile alle limitazioni nelle attività quotidiane dovute alla mancata frequenza scolastica e che occorrano ulteriori indagini prima di poter esprimere un’analisi definitiva.1

    I sintomi neuropsichiatrici sembrano essere molto comuni nei bambini che hanno avuto il COVID-19.1

    In uno studio italiano (Buonsenso et al.), effettuato su 510 bambini statunitensi e inglesi dove sono stati intervistati i genitori con un sondaggio online al fine di valutare la salute sia fisica che mentale dopo l’infezione di Sars-CoV-2, si è visto che la durata media dei sintomi è stata di 8,2 mesi. 

    I sintomi prevalenti hanno riguardato la sfera neuropsichiatrica:  

    • mal di testa (78,6%)
    • mancanza di concentrazione (60,6%)
    • irritabilità inspiegabile (51,4%)
    • vertigini (48%)
    • difficoltà a ricordare le informazioni (45,9%)
    • difficoltà a svolgere le attività quotidiane (40%)
    • difficoltà nell'elaborazione delle informazioni (32,7%)
    • problemi di memoria a breve termine (32,7%).

    La maggior parte dei genitori, inoltre, ha riportato cambiamenti nei livelli di energia (83,3%), nell'umore (58,8%), nel sonno (56,3%) e nell'appetito (49,6%). Nel 25,3% dei casi i bambini soffrivano di sintomi persistenti; nel 49,4%, c'è stato un periodo di apparente recupero dopo l'infezione e poi i sintomi sono ricomparsi; nel 19%, i sintomi sono apparsi dopo un prolungato periodo di benessere.1

    In una recente revisione effettuata su 14 studi clinici, per un totale di 19.426 pazienti, si è visto che la persistenza dei sintomi non superava le 12 settimane.1


      Quali potrebbero essere le cause

      I meccanismi che causano i diversi sintomi clinici del Long-COVID sono ancora sconosciuti e tuttora in fase di studio.

      Un’ipotesi è legata al meccanismo di infezione tipico del Coronavirus. Il SARS-CoV-2 utilizza la propria proteina spike per legarsi al recettore dell'enzima di conversione dell'angiotensina 2 (ACE2, Angiotensin-Converting Enzyme 2) ed entrare nella cellula ospite. Essendo tale recettore presente in molti organi, il danno può non essere circoscritto al solo polmone durante l’infezione acuta. Il recettore dell’ACE2, infatti, si trova sulla superficie delle cellule di polmoni, cuore, cervello, mucosa orale e nasale, tratto gastrointestinale, pancreas, fegato, milza, rene, endotelio dei vasi sanguigni: questo potrebbe spiegare la varietà di sintomi che si registrano anche nel Long-COVID. Nei pazienti in cui l'infezione virale iniziale provoca sintomi persistenti, potrebbe esserci una combinazione dei seguenti meccanismi: 

      • danno tissutale cronico
      • persistenza del virus nell’organismo
      • alterata regolazione del sistema immunitario che può portare ad autoimmunità e infiammazione cronica.
       
      La risposta immunologica alterata sembra svolgere un ruolo predominante.1


      Quali sono i fattori di rischio

      Alcuni studi clinici hanno evidenziato come la persistenza dei sintomi nel Long-COVID sia correlata all’aumentare dell’età e, in particolare, i bambini maggiori di 6 anni hanno un rischio più elevato.1 Tre recenti studi hanno suggerito che un ulteriore fattore di rischio possa essere il sesso femminile

      Anche la presenza di allergie e l’asma sono stati correlati a un aumento delle probabilità di andare incontro al Long-COVID.1


      Quali possono essere le conseguenze del Long-COVID nei bambini?

      Nella maggior parte dei casi la prognosi è buona, ma alcuni bambini possono sviluppare sintomi a lungo termine con un impatto significativo sulla vita quotidiana.1

      I dati sull'insufficienza polmonare a lungo termine nei bambini con precedente infezione da SARS-CoV-2 sono contrastanti. Ulteriori studi potrebbero essere utili per definire il rischio di compromissione della funzione respiratoria dopo l'infezione da SARS-CoV-2 nei bambini.1

       

      Bibliografia

      1. Fainardi, V.; Meoli, A.; Chiopris, G.; Motta, M.; Skenderaj, K.; Grandinetti, R.; Bergomi, A.; Antodaro, F.; Zona, S.; Esposito, S. Long-COVID in Children and Adolescents. Life 2022, 12, 285. doi.org/10.3390/ life12020285 
      Disponibile al sito: www.mdpi.com/2075-1729/12/2/285
      [Ultimo accesso 14/03/2022]

       
      2. Ministero della Salute: Covid-19. Situazione nel mondo
      Disponibile al sito: www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5338&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto 
      [Ultimo accesso 14/03/2022]
       
      3. ISS (Istituto Superiore di Sanità). Indicazioni ad interim sui principi di gestione del Long-COVID. Versione 1/7/2021
      Disponibile al sito: www.iss.it/documents/20126/0/Rapporto+ISS+COVID-19+15_2021.pdf/a97f5be0-983b-efaa-2638-3cafc8380296?t=1625124332301
      [Ultimo accesso 14/03/2022]

       

      PP-UNP-ITA-0265
      Yes

      Come riconoscere i sintomi e come agire in caso di contagio?

      26 Ottobre 2021
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      Mamma e papà, ecco come riconoscerla e come comportarsi.

      Polmonite letteralmente significa “infezione del polmone”1 ed è una delle patologie che colpiscono più facilmente quando il sistema immunitario è fragile, come nei bambini2: è una malattia infiammatoria a carico dell’apparato respiratorio che, in particolare, interessa i polmoni. Una patologia piuttosto diffusa: in Italia, ogni anno, ne vengono diagnosticati circa 200.000 casi.2

      Come riconoscere i sintomi e come agire in caso di contagio? Mamma e papà: ecco una guida per prevenire, identificare e curare la polmonite nei più piccoli.

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      Polmonite letteralmente significa “infezione del polmone”1 ed è una delle patologie che colpiscono più facilmente quando il sistema immunitario è fragile.

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      La polmonite: quella di origine batterica è la più diffusa

      La polmonite è un’infiammazione che colpisce gli alveoli polmonari, ovvero la parte terminale dei polmoni, la cui funzione è quella di estrarre ossigeno dall’aria che si respira, cedendo anidride carbonica.3

      La sua origine? Solitamente è virale o batterica. Nel primo caso, i responsabili della polmonite virale – che si manifesta soprattutto nei bambini – sono virus di tipo respiratorio. Nel caso della polmonite batterica, invece, è principalmente lo Streptococcus pneumoniae o pneumococco la causa principale scatenante.3

      Cos’è? Spesso lo pneumococco risiede in modo del tutto innocuo nel tratto respiratorio superiore dell’organismo di adulti e bambini e in quello dei più piccoli (più precisamente localizzandosi nel naso e nella faringe), senza creare problemi. Quando, però, le difese immunitarie si abbassano o sono poco sviluppate – come nel caso dei bambini – il batterio riesce a superare la barriera naso-faringea, causando un’infezione alle vie respiratorie.4

      Si parla, quindi, di polmonite batterica: più diffusa di quella virale, rappresenta la maggior parte dei casi di infezione.3

      Le vie respiratorie si infiammano e gli alveoli polmonari si riempiono di liquido, rendendo difficoltoso il naturale scambio gassoso prodotto durante l’atto respiratorio e causando la tosse. Se l’infezione risulta particolarmente estesa, e quindi più grave, si può arrivare anche alla morte del paziente.3

      A questo proposito i numeri raccontano una situazione severa, anche per quanto riguarda i più piccoli. Secondo i dati riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, solo le infezioni causate da pneumococco comportano ogni anno circa 1,6 milioni di decessi.5 Tra questi, circa un milione riguardano i bambini di età inferiore a 5 anni.3

      Come riconoscere la polmonite in un bambino

       

      Come riconoscere la polmonite in un bambino: modalità di contagio e principali sintomi

      Lo pneumococco si trasmette da soggetto a soggetto attraverso le goccioline di saliva infette disperse nell’aria. Colpi di tosse, starnuti o anche parlare a distanza ravvicinata e toccare superfici contaminate, sono tutti possibili veicoli di contagio. La diffusione del batterio, poi, è favorita nei luoghi affollati: asili e scuole sono, tra gli altri, spazi in cui è più probabile venire a contatto con lo pneumococco e in cui il livello di attenzione dei genitori deve aumentare.4

      Non sempre, però, si riesce ad anticipare il contagio. Come capire, allora, se il piccolo ha contratto la polmonite?

      I sintomi più comuni e presenti a tutte le età sono la tosse, che può essere accompagnata da catarro, e la difficoltà a respirare.3

      Tra gli altri sintomi tipici della polmonite spiccano, poi:

      • presenza di brividi;
      • sudorazione;
      • accelerazione del battito cardiaco;
      • sensazione di malessere generalizzato;
      • perdita di appetito;
      • respiro affannoso a volte accompagnato da dolori al torace.3

      Soprattutto nei bambini, inoltre, un campanello d’allarme a cui prestare attenzione è l’insorgere della febbre che spesso si presenta elevata.2

      Se il piccolo manifesta uno o più di questi sintomi, è fondamentale rivolgersi in modo tempestivo al medico: dato che nei bambini riconoscere se la polmonite è di origine batterica o virale è quasi impossibile, solo uno specialista può formulare una corretta diagnosi ed indicare la terapia più appropriata da seguire per guarire ed evitare complicazioni.1

       

      Come curare la polmonite in età infantile: diagnosi e terapia

      Se il piccolo presenta uno o più sintomi della polmonite è importante fissare tempestivamente una visita dal pediatra, per capire se è in corso la malattia.3

      Soprattutto quando è in fase iniziale o in forma lieve, infatti, la polmonite può essere confusa con altre patologie o scambiata per un’infezione toracica o una bronchite. Un modo per capire se il polmone è a rischio? La valutazione della frequenza respiratoria, che risulta più elevata in caso di lesione.1

      Una volta diagnosticata, la polmonite viene trattata con una terapia antibiotica: una prassi nei bambini di età superiore ai 2 anni a causa della difficoltà nel distinguere l’origine virale o batterica della malattia. Nei bambini di età inferiore ai 2 anni, soprattutto quando i sintomi sono lievi, è invece previsto un periodo di osservazione in alternativa ai medicinali: questo perché nei primi anni di vita la polmonite è spesso di carattere virale.1

      In generale, ad ogni terapia vanno associati riposo e tanta idratazione: mamme e papà, per aiutare la guarigione, tenete il piccolo in casa, al caldo, e fatelo bere tanto!3

      Come curare la polmonite in età infantile

       

      Prevenzione: proteggere i bambini dalla polmonite si può

      Mettere al riparo i bambini dalla polmonite è possibile, e gli strumenti a disposizione dei genitori sono più di uno.

      I principali sono dettati dal buon senso come, ad esempio, quelli legati al rispetto delle norme igieniche di base. Tutte le persone che vengono a contatto con un bambino dovrebbero: 3

      • lavare spesso le mani, per evitare di contaminare le superfici e gli oggetti con i batteri;
      • coprirsi la bocca e il naso quando si tossisce o si starnutisce;
      • buttare via i fazzoletti di carta una volta usati.

      Il contagio da pneumococco, inoltre, è prevenibile attraverso una vaccinazione specifica, che in Italia è raccomandata a tutti i bambini,3 e che viene somministrata in tre dosi durante il primo anno di età.

      Secondo il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017- 2019, la prima vaccinazione antipneumococcica avviene al terzo mese di vita, la seconda dose viene somministrata al quinto mese, mentre il terzo richiamo viene fatto tra l’undicesimo e il tredicesimo mese.6

      Per ridurre al minimo il rischio di contrarre la polmonite è importante completare l’intero ciclo di vaccinazioni, assicurando così la massima protezione al bambino: considerato, infatti, che statisticamente il maggior numero di contagi avvengono tra i 6 e gli 11 mesi di vita del piccolo, eseguire entro quella data le prime due somministrazioni è fondamentale per ottenere una copertura efficace. Chiudere il ciclo, con la terza dose, garantisce, infine, una protezione dal batterio dello pneumococco a lungo termine.7

      Una buona norma, quella della prevenzione, che ha dimostrato concretamente la sua efficacia: secondo uno studio recente, a partire dall’inserimento di questa vaccinazione nei programmi sanitari europei, il tasso di infezioni gravi da pneumococco riguardanti i bambini sotto i 5 anni è drasticamente sceso del 55%.4

       

      Bibliografia

      [1] Ansa. La polmonite in 8 domande e risposte. Disponibile al sito:  http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/salute_bambini/notizie_dai_pediatri/2016/11/09/la-polmonite-in-8-domande-e-risposte-_799c27cd-bb0c-4047-ac43-c4405f6ecab6.html [Ultimo accesso 04/11/2021]

      [2] Ok salute. Polmonite: cause, sintomi e vaccino. Disponibile al sito: https://www.ok-salute.it/salute/polmonite-cause-sintomi-cure-e-vaccino/ [Ultimo accesso 04/11/2021]

      [3] Ministero della salute. Malattie infettive. Disponibile al sito: https://www.salute.gov.it/portale/malattieInfettive/dettaglioSchedeMalattieInfettive.jsp?lingua=italiano&id=121&area=Malattie%20infettive&menu=indiceAZ&tab=1 [Ultimo accesso 04/11/2021]

      [4] Vaccinarsì. Infezione da pneumococco. Disponibile al sito: https://www.vaccinarsi.org/scienza-conoscenza/malattie-prevenibili/pneumocco [Ultimo accesso 04/11/2021]

      [5] World Health Organization (WHO), Weekly epidemiological record, No 12, 2007, 82, 93-104. Disponibile al sito: https://www.who.int/immunization/wer8212pneumococcus_child_Mar07_position_paper.pdf?ua=1 - :~:text=En 2005, l'OMS a,dans des pays en développement [Ultimo accesso 04/11/2021]

      [6] PNPV, 2017-2019. Disponibile al sito: https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_4829_listaFile_itemName_0_file.pdf [Ultimo accesso 04/11/2021]

      [7] Alain Gervaix et al., “Pneumococcal Vaccination in Europe: Schedule Adherence”, Clinical Therapeutics/Volume 36, Number 5, 2014 [Ultimo accesso 04/11/2021]

       

       

       PP-VAC-ITA-0702

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      La polmonite è un’infiammazione che colpisce gli alveoli polmonari

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